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Caserta, disastro ambientale: due condanne per Lo Uttaro

CASERTA. Gli ex vertici dei consorzi dei rifiuti Ce3 e Ce4 condannati per il disastro ambientale provocato dalla discarica Lo Uttaro. Si è concluso nella serata di ieri il processo per i presunti illeciti commessi in relazione agli sversamenti di immondizia di vario genere che per anni sono avvenuti a due passi dal centro di San Nicola la Strada e San Marco Evangelista, sul territorio del comune di Caserta. I giudici della I sezione collegio C del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presidente Gianpaolo Guglielmo, si sono riuniti in camera di consiglio a conclusione del primo grado di giudizio nel corso del quale pubblico ministero, parti civili e difesa degli imputati si sono scontrati chiamando al banco dei testimoni esperti in tematiche ambientali e consulenti ma anche funzionari delle società miste che per anni hanno gestito l’area su cui è cresciuto il ‘panettone’. I togati hanno condannato Antonio Limatola, ex amministratore del Consorzio di Bacino Acsa Ce3, a un anno e sei mesi, e Emilia Tarantino, ex presidente del Consorzio di Bacino Ce4, dirigente della Prefettura di Caserta, a otto mesi. Disposta per entrambi l’interdizione dai pubblici uffici (un anno e sei mesi per il primo, un anno per la seconda). Riconosciuta la prescrizione del reato per Francesco Del Piano, funzionario Arpac. Assolto per non aver commesso il fatto Vincenzo Musto, geometra dell’azienda regionale, difeso dall’avvocato Guglielmo Ventrone, e Michele Greco perché il fatto non sussiste. Cantano vittoria le parti civili, Legambiente e i comitati ambientalisti casertani, rappresentati dagli avvocati Achille D’Angerio e Mario Mangazzo. Nella sentenza si legge, infatti, che Limatola e Tarantino dovranno pagare risarcimento dei danni e spese processuali. In base all’impianto accusatorio, nel 1994 sul terreno sul quale venne poi realizzata Lo Uttaro era già stata costruita un’altra discarica. Doveva durare quindici anni e, invece, due anni dopo venne chiusa perché satura. In quella stessa zona sarebbe stata scavata una cava di tufo, profonda 15 metri. Un grosso cratere, la cui profondità venne, poi, portata a 33 metri, tanto da superare anche la falda freatica, riempito di immondizia. Nonostante questo, a distanza di qualche anno, proprio lì sopra sarebbe stato realizzato il sito di sversamento casertano. In quelle fosse, quindi, oltre all’immondizia comune, sarebbero stati gettati illecitamente ed abusivamente ingenti quantità di rifiuti pericolosi, falsamente classificati come ‘non pericolosi’, senza che quell’area fosse mai stata autorizzata a riceverli. La difesa degli imputati ha sostenuto, invece, nel corso del dibattimento che Tarantino e Limatola hanno agito nel pieno rispetto delle disposizioni impartite dal Commissariato di Governo per l’emergenza rifiuti.

 

Pubblicato il 27-10-2015

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