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Piccioni in città, pericolo di malattie

I colombi di città sono i discendenti dei colombi domestici delle razze più varie, discendenti, a loro volta, dal piccione selvatico (columba livia). Non sono quindi animali selvatici che dalle campagne sono penetrati nelle città, ma uccelli di provenienza domestica selezionati dall’uomo e rimasti con esso. Per la loro provenienza i colombi di città non rientrano nella tutela della fauna selvatica di cui alla Legge 157/1992. La competenza è quindi individuata nell’Amministrazione Comunale interessata, d’intesa con i Servizi Veterinari dell’Azienda U.S.L.. I piumaggi sono diversi (rosso, nero, grigio, bianco) così come diversi sono i disegni (barrato, trigano, uniforme, zanzano) e variano da città a città. Quello che predomina ha le ali grigie con due barre nere ed è quello che maggiormente si avvicina alla columba livia. La riproduzione di questi animali avviene in tutto l’arco dell’anno, con picchi di deposizione delle uova tra marzo e giugno e con una forte ripresa alla fine dell’estate, a differenza delle popolazioni selvatiche, che si riproducono in primavera. L’interruzione della riproduzione avviene solo nei mesi di ottobre e novembre. Raggiungono la maturità sessuale tra i sei e gli otto mesi. Depongono due uova bianche che vengono covate per 17 giorni. I piccoli rimangono nel nido per 21/35 giorni e vengono alimentati per almeno 15 giorni con una materia caseosa, detta “latte del gozzo”, prodotta nelle tasche laterali del gozzo dei genitori. Si può riprodurre fino a 7/8 volte l’anno. I colombi sono una specie granivora che nidifica preferibilmente in anfratti rocciosi. Trova quindi il suo ambiente naturale negli edifici delle città, dove, inoltre, trovano cibo con un minimo dispendio di energie. Un numero contenuto di colombi non reca alcun danno alla città ed ai cittadini, abbellendo le piazze ed i giardini e divenendo un passatempo ed uno svago per bambini ed anziani. La situazione cambia notevolmente quando il numero diventa troppo alto, rendendone difficile la convivenza. Il loro consistente aumento provoca molteplici inconvenienti: 

  • danni ad edifici(soprattutto ai monumenti ed alle opere d’arte presenti nel centro storico);
  • sporcizia e degrado ambientale: accumulo di deiezioni (circa kg 2,5 in un anno a colombo), vecchi nidi, piume, esemplari morti, che comportano il richiamo di altri animali sinantropi (ratti, topi, ecc.);
  • rischi sanitari: lo scadimento delle condizioni igieniche dell’abitato, con contaminazione fecale dell’ambiente, polverizzazione e dispersione di guano, presenza di nidi in edifici abitati, costituiscono pericolosi veicoli di infezioni trasmissibili ad altri animali domestici ed all’uomo ed una maggiore diffusione di malattie specifiche degli stessi animali, che non si concilia con lo scopo di assicurare loro un buon livello di vita.

La zecca del colombo o “zecca molle” (Argas Reflexus) assomiglia vagamente ad un seme di girasole appiattito ed è di colore scuro, grigio o bruno Si trova normalmente nei luoghi dove rimangono a lungo i colombi, ma è facilmente osservabile anche nelle abitazioni qualora ne sottotetti nidifichino i colombi. Le sue abitudini sono prevalentemente notturne, mentre di giorno sta riparata nei nascondigli; vive nutrendosi del sangue e del sebo dei colombi, ma può pungere anche altri uccelli, mammiferi ed anche l’uomo.

In ogni città deve vige l’assoluto divieto per i cittadini: 

  • di somministrare qualsiasi tipo di cibo ai colombi presenti nel centro storico sia sul suolo pubblico che su aree private;
  • l’abbandono volontario di cibo in siti normalmente accessibili ai colombi.

Nonostante la presenza di ordinanze sindacali, è consuetudine dei cittadini somministrare cibo ai piccioni, come pane, pasta, grano, scarsamente nutriente (povero di sali minerali e di vitamine), con la conseguenza di creare nel volatile squilibri alimentari, che ne compromettono la salute, rendendoli più sensibili alle infezioni parassitarie. Ma il pericolo più grave che nasce dalla somministrazione del cibo ai piccioni nonostante il divieto, è rappresentato dall’insorgere di inconvenienti igienico-sanitari: Il GUANO è la causa dei maggiori danni igienico-ambientali, e comunque, certamente non può essere piacevole e gradito, essere colpiti dal guano che ci piove addosso dai fili, dalle grondaie, dai balconi, ecc… Gli escrementi dei piccioni contengono una grande quantità di acidi che penetrano nelle strutture di laterizio o di pietra diluite dalla pioggia o dalla umidità. Anche le strutture metalliche subiscono lesioni e danni a causa della capacità corrosiva del guano. La presenza delle sostanze organiche diluite, che si infiltrano dai tetti, innesca un processo di degrado a volte irreversibile. In determinate condizioni, la sostanza organica evacuata dai piccioni da inizio ad un processo riproduttivo a catena con altri microbi che a loro volta possono diventare elementi distruttori dei materiali di costruzione. Il rapporto di convivenza tra l’uomo ed il piccione si traduce il più delle volte a sfavore dell’uomo. Ben 60 malattie vengono imputate alla presenza del piccione di città, di queste malattie, alcune sono letali, altre invece colpiscono con fastidiose conseguenze le vie respiratorie.

AQES

 

Pubblicato il 22-07-2015

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