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San Cipriano, usura a Reggio Emilia: arrestato Griffo

SAN CIPRIANO D’AVERSA. I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Reggio Emilia, hanno dato corso nelle province di Reggio Emilia, Modena e Forlì-Cesena, all’operazione denominata “Don Matteo”, consistente nell’esecuzione di 8 ordinanze di natura cautelare (7 provvedimenti restrittivi – due in carcere e 5 ai domiciliari nonché un obbligo di dimora) nei confronti di altrettanti soggetti responsabili, a vario titolo, di concorso nei reati di usura, estorsione ed emissione di fatture a fronte di operazioni inesistenti. I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal GIP del tribunale di Reggio Emilia su richiesta del Dott. Giacomo Forte, sostituto presso al Procura reggiana. L’attività ha origine nel dicembre 2014 a seguito del monitoraggio svolto dall’Arma reggiana nei confronti del fenomeno dell’usura e delle potenziali vittime, anche mediante i contatti con le fondazioni ed associazioni antiracket attive in Emilia Romagna. In particolare l’operazione vede quali protagonisti, oltre ai Carabinieri, la Fondazione Antiracket San Matteo Apostolo di Bologna che ha interloquito con l’Arma anche tramite l’organizzazione di volontariato Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia. In tale contesto si è evidenziato un imprenditore reggiano che stava subendo pesantissime minacce rivolte allo stesso ed ai propri famigliari. Particolarità della condotta delittuosa era costituita dal fatto che le vittime venivano “cedute” tra i vari gruppi criminali sia per “regolarizzare” i rapporti economici con la cessione del credito che per generare nella stessa vittima una maggior intimidazione esercitata dal gruppo criminale subentrante. In particolare le indagini hanno evidenziato, senza alcun dubbio, l’usura patita dall’imprenditore il quale non poteva negare la propria condizione di vittima e dimostravano come fosse costretto a rivolgersi a più sodalizi usurai ed a pagare interessi con tasso tra il 180% (investigativamente documentato) ed il 350%, su prestiti di oltre un milione di euro (dei quali circa 200mila documentati dall’inizio dell’indagine). Contestualmente si circostanziava una attività di false fatturazioni di alcuni indagati per un controvalore di circa 800.000 euro di imponibile. Tra gli 8 destinatari delle varie misure uno è reggiano, uno carpigiano mentre tra i 6 campani uno è risultato in contatto, ancorchè non coinvolti nell’indagine, con esponenti dei clan camorristi Cava  egemone di Quindici (AV) e Pagano, attivo nell’agro nocerino sarnese, mentre un altro ha stretti legami con un elemento contiguio alla ‘ndrangheta, in particolare alla promanazione emiliana della cosca Grande Aracri in atto detenuto al regime ex art.41 bis. La banda era arrivata ad usare Tassi di interesse tra il 180% e il 350% applicati su prestiti stimati in oltre un milione di euro, di cui circa 200.000 documentati dall’inizio dell’indagine. In carcere sono finiti Claudio Citro, 33 anni, originario di Salerno, e Giuseppe Caso, 37 anni di Torre Annunziata, nel Napoletano, entrambi residenti a Correggio. Arresti domiciliari, invece, per Stefano Bargiacchi, 43 anni, di Carpi, nel Modenese; Andrea Davoli, 28, reggiano; Nicola Errichiello, 38, nato a Napoli e residente a Correggio; Alfonso Febbraio, 45, di Napoli ma residente a Reggio Emilia e Aldo Griffo, 51, di San Cipriano d’Aversa. Un salernitano 30enne residente a Correggio è stato sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di firma. Sono tutti accusati di concorso in estorsione aggravata; a Bargiacchi vengono contestate anche le false fatturazioni, mentre a Caso ed Errichiello l’usura in concorso.

Pubblicato il 10-02-2016

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