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Primo Maggio, concorrenza dei centri commerciali: molti i negozi aperti

CASERTA. Primo Maggio, festa del lavoro e dei lavoratori. In quasi tutto il mondo oggi si festeggiano le battaglie per i diritti dei lavoratori, per le tutele sindacali, per la sicurezza, per un salario e un orario di lavoro degno.

In Italia la data assume particolare rilievo anche perché in coincidenza con l’anniversario della strage di Portella della Ginestra nella quale numerosi manifestanti (tra cui bambini) furano trucidati dalla banda di Salvatore Giuliano a raffiche di mitra mentre protestavano contro il latifondismo siciliano e contro i soprusi cui per molti anni erano stati  sottoposti.

Fino a non molti anni fa la giornata era sinonimo di manifestazioni sindacali molto partecipate, “concertone” a Roma, e gite nel giorno del riposo lavorativo per eccellenza.

Ormai, però, se il concertone si trascina come un rito stanco e lontano dai fasti passati e le manifestazioni sono sempre meno partecipate per la congiuntura politico-sociale, è il giorno di pausa dal lavoro ad essere un ricordo lontano per molti: sono poco gli esercizi commerciali, infatti, che decidono di chiudere per l’intera giornata. Schiacciati dalla concorrenza con la grande distribuzione presente in massa alle porte di numerose città italiane, i commercianti di tutta Italia si trovano costretti a prolungare orari e aperture. È anche il caso di Caserta: il Centro Commerciale Campania – a una manciata di chilometri dal centro cittadino -, infatti, decide di rimaner chiuso solamente a Natale e Capodanno e di conseguenza molti dei commercianti della zona decidono di conseguenza di far lo stesso, almeno per una mezza giornata, cercando di approfittare anche di un flusso di turisti in aumento durante i giorni del ponte.

E mentre in piazza scendono i sindacati confederali, con un presidio unitario sul tema nazionale della sicurezza (“Sicurezza, il cuore del lavoro”), commessi, piccoli commercianti e artigiani rinunciano a quella che è anche la loro festa per non soccombere a una logica del profitto e a una concorrenza decisamente impari imposta da gruppi imprenditoriali (spesso transnazionali) decisamente più potenti di un negozio di abbigliamento cittadino.

Pubblicato il 01-05-2018

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