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Il ritorno di Petteruti: avverte Carlo Marino del pericolo "accozzaglia" e se la prende con Comunale "pulce con la tosse"

CASERTA (Roberto Della Rocca). Mentre il Partito Democratico stenta a trovare una ragion d’essere e non riesce a trovare un candidato per la fascia tricolore del capoluogo (che, a meno di 100 giorni dalle elezioni di giugno, sembra essere una circostanza paradossale per il partito del Premier Renzi e per la formazione, che più di tutte le altre, dovrebbe avere l’ambizione di ritornare al comando di Palazzo Castropignano) si riaffaccia sulla scena mediatica un illustre “ex”. Si tratta di Nicodemo Petteruti che nelle ultime settimane, in verità, ha continuato a dire la sua ma lo ha fatto “cinguettando” su twitter. Petteruti è un animale politico “strano”, poco comunicativo e riservato (e gli operatori dell’informazione nel trapasso dall’espansivo Falco all’ingegnere di Roccamonfina se ne accorsero fin da subito), riesce comunque a colpire duramente usando il fioretto ma ferendo il malcapitato di turno come se stesse brandendo un’ascia da robusto falegname delle valli alpine. Non a caso Carlo Marino si presta ben volentieri a fare da megafono del “Petteruti-pensiero”. L’ingegnere ha difeso il valore delle primarie (nel 2006 vinse le primarie prima di conquistare la fascia, malgrado lo sgambetto tentato dall’ala Ds con Alois) facendo un favore all’avvocato che sembrava avviato a vincerle facendo venire l’orticaria ai giovani turchi della Capacchione e alle altre correnti minoritarie del partito. Ben consapevole di questo, Marino non solo rilancia sul più seguito dei social (a uso e consumo della sua folta platea di “amici”) i cinguettii di Petteruti ma lo tiene informato anche degli eventuali dibattiti che si generano. Così nel tritacarne petterutiano ci è finito l’ex consigliere Giovanni Comunale definito, senza mezzi termini, “pulex tussiens” vale a dire “pulce con la tosse”. Il “peccato mortale” di Comunale è stato quello di aver ricordato che il modello Petteruti (ricetta vecchia della politica casertana fatta di liste con un tocco di riciclati con molti voti, qualche impresentabile e parecchi transfughi da anni nella stanza dei bottoni) è stato un modello fallimentare per la città e non solo per il centrosinistra casertano. Petteruti, che non è né un illuso né uno che tenta di far finta di niente, condivide, in sostanza, la critica tanto da definire l’alleanza civico-politica che lo sostenne nel 2006 con il termine di “accozzaglia”. La critica da Comunale, accusato di essere parte integrante dell’accozzaglia del modello Petteruti in quota riciclati (da giovane Alleanzino al Pd, il passo è stato breve), l’ingegnere non la subisce e scomodando le favole di Fedro ripropone l’ultimo addio del leone colpito a morte dall’asino (Mal sopportavo gli insulti dei forti e muoio due volte perchè mi uccidi tu, disonore della natura). Se pochi dubbi ci sono su chi rivesta la parte dell’asino più complesso è capire chi interpreta il leone, se lo stesso Petteruti o piuttosto Carlo Marino a cui l’ingegnere rimprovera di aver attratto nel suo “sistema” (parola che di questi tempi suona molto male) parte di quell’accozzaglia nel 2011 (tutto quello che, in sostanza, non era riuscito a mettere insieme Angelo Polverino per far vincere al primo turno il suo candidato Del Gaudio). La discussione ripropone il vecchio grande tema di queste ultime settimane, quello dei “riciclati”, che sta mettendo a dura prova il self control di Carlo Marino pronto a candidarsi ugualmente a Sindaco (piano pronto, probabilmente da qualche anno) ma che si è sottoposto al gioco delle primarie ben sapendo dove le minoranze Pd volessero andare a parere. La paura è quella di affidarsi a Carlo Marino e arrivare alle elezioni con una coalizione “impura” allestita per fare numero e vincere trascurando il pedigree dei candidati consiglieri. Il problema del Pd di Caserta è l’incapacità di fare a meno di tutto quel mondo elettorale fortemente compromesso (se non con i sistemi di potere che in questi anni si sono alternati al Comune almeno con le cattive prassi, la scarsa efficienza e i brutti costumi delle ultime due amministrazioni) per vincere. Ma il problema di Caserta, che alle porte ha una nuova dichiarazione di dissesto per arginare 20 anni di amministrazioni scadenti, è quello del governo, di un partito, di un uomo o di un gruppo di persone, che siano in larga parte estranei alla rete che si è intessuta in questi anni e capaci di tenere sotto controllo la macchina burocratica “impazzita”, diciamo così, proprio negli anni di Petteruti quando imprenditori, oggi anche in carcere per le accuse più varie (recordman, in negativo, il marcianisano Angelo Grillo), pasteggiavano con avidità grazie ai soldi dei casertani e frequentavano spesso, troppo spesso, le stanze dei bottoni di palazzo Castropignano. E sarà su questo piano che Carlo Marino (il quale può, per parte sua, può spendere un margine di verginità non essendo in consiglio con Petteruti e avendo fatto l’opposizione, almeno sulla carta, a Del Gaudio) sarà valutato dagli elettori. Non conterà tanto se l’avvocato si candiderà oppure no a Sindaco, allo stato attuale è un sì netto, ma chi saranno i suoi compagni di viaggio. Anche Petteruti questo lo comprende bene e continuerà a cinguettare.

Pubblicato il 16-03-2016

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